Parrocchia

Parrocchia Sant’ Apollonio

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La chiesa

Come si evince da una lettera inviata alla curia vescovile il 16 febbraio 1745 dal parroco don Bartolomeo Facchini di Savenone (parroco dal 1715 al1748) era desiderio della comunità di Pezzaze e dell’ allora parroco don Bernardo Mora da Bagolino (parroco dal 1685 al 1712) l ‘ edificazione di una nuova parrocchiale già nel 1706. Nella lettera don Facchini chiedeva il permesso di demolire l’ antica torre di Mondaro in modo da reperire in loco materiale già pronto ed a portata di mano. Il Comune con deliberazione del 26 luglio 1745 acconsentì alla demolizione che però, fortunatamente, non si effettuò minacciandosi “criminosi sconcerti” da parte della popolazione. Alla morte di don Bartolomeo il 1 maggio 1748, successe alla guida della parrocchia il nipote, già vicario parrocchiale durante la malattia dello zio, il nipote, don Francesco Salvi di Monticelli Brusati (parroco dal 1748 al 1801). Giovane e ricco di zelo avviò già nel 1745, durante la sua reggenza nel corso della malattia dello zio i lavori edili di scavo scegliendo il pianoro centrale dell’ abitato di stravignino, nelle adiacenze dell’ oratorio di San Rocco che il comune aveva eretto sulla fine del secolo XV. Lavori poi bloccati. Il 23 giugno del 1946 a firma di don Salvi viene depositato presso la cancelleria vescovile di Brescia il 23 giugno 1746 il progetto per l’ erigenza parrocchia di Sant’ Apollonio Vescovo ad opera, probabilmente, del valente architetto, l’ Abate Marchetti, noto per la sua raffinata eleganza e solidità delle sue costruzioni. Il 22 settembre del 1748 si tenne ufficialmente la benedizione e posa della prima pietra della nuova chiesa. I lavori durarono ben 15 anni, la benedizione della nuova chiesa si tenne la quarta domenica di pentecoste del 1765, in concomitanza della festa di Sant’ Apollonio (7 luglio). Lo stesso anno l’ oratorio di San Rocco venne convertito in casa canonica. Il 17 ottobre 1766 con una solenne celebrazione eucaristica si tenne il trasporto del SS. Sacramento dalla vecchia parrocchiale di S. Apollonio a quella nuova e principio dell’ ufficiatura di essa. Nel 1773 si tenne l’ inaugurazione e benedizione dello splendido altare maggiore e della relativa tribuba. La consacrazione della parrocchiale si tenne nel 1780, alla presenza del vescovo di Brescia Mons. Giovanni Nanni in occasione della visita pastorale. Nel 1787 don Francesco Salvi venne nominato arciprete e primo Vicario Foraneo di Pezzaze fino ad allora soggetta alla vicaria della pieve di Bovegno.
La nuova parrocchiale, dalle linee nobili ed armoniose accusò un duro colpo nel 1755 quando con un ordine del Capitano di Brescia vennero confiscati a don Salvi i frutti del suo beneficio per motivi tutt’ ora sconosciuti.
Don Salvi, non facile ad arrendersi ed a subire imposizioni altrui riuscì e vinse ogni difficoltà con tatto e con fortezza, riuscendo con grande soddisfazione a vedere realizzato il sogno di dare a Pezzaze una buona e bella chiesa. Dovette però cedere alle avvisaglie dei sinistri avvenimenti politici che portarono alla Rivoluzione Francese, le ripercussioni economiche di questo disastroso periodo, che pesarono sulla nostra parrocchia dal 1796 al 1815, seguiti a loro volta da una generale e spaventosa carestia. Di gusto barocco, commissionati ai Boscaì di Levrange , vi sono l’ ampio portale ligneo con la bussola d’ ingresso, il pulpito con le 2 porte laterali, Il coro dell’ altare maggiore ed il maestoso capocielo posto in sommità del presbiterio datati 1780,
Gli arcipreti che succedettero a don Salvi conservarono quindi ma non aumentarono il decoro della nuova chiesa, alla quale, per essere veramente completata, mancavano il pavimento e la decorazione (già iniziata dallo Scalvini con una piccola medaglia nel presbiterio), oltre al campanile tutt’ ora non edificato. Gli interi, seppur predisposti con la creazione di ovali in stucchi vennero pitturati di rosa antico, colore che oggi traspare qua e la fino alla reggenza dello zelante arciprete don Michele Verzelletti che dopo aver dato alla sua chiesa una pavimentazione ha affrontato anche il problema dei restauri e dela decorazione completa del tempio, affidandone l’ esecuzione a idue giovani pittori Pescatori e Simoni ed indicando ad essi i suoi desideri e le sue direttive sia nelle tonalità della tinteggiatura delle volte, sia delle pareti, dele lesene e delle nicchie. Gli artisti negli ovali della volta hanno espresso in stile appropriato all’ ambiente il Coro dei Santi bresciani, e l’ apparizione della Madonna della Misericordia di Bovegno, mentre sulle pareti sono raffigurati i santi delle chiese sussidiarie o venerati dalla comunità. All’ esterno si trova l’ affresco con Sant’ Apollonio che benedice i costruttori della chiesa, in controfacciata, all’ interno, la rappresentazione della “Messa di Sant’ Apollonio. Altri affreschi sono racchiusi in ovali sopra le porte laterali (San Francesco e Santa Chiara), ai lati del presbiterio e sull’ abside dove sono raffigurati Santa Barbara e San Michele Arcangelo. Al centro dell’ abside, contornato da un ancona marmorea è collocata la pala di Sant’ Apollonio che benedice i Santi faustino e Giovita , opera dello Scalvini.

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Gli altari

 All’ interno della chiesa vi sono 5 altari marmorei di pregevole fattura. Costruiti con buon gusto estetico e con un’ ottima scelta cromatica di marmi preziosi, erano i primi elementi di decoro della parrocchiale. I 4 altari laterali sono dotati di maestose soase marmoree che si innalzano per oltre 6 metri d’ altezza. Il primo altare destro è dedicato a San Rocco; venne costruito in sostituzione della vicina chiesa votiva convertita in canonica. La pala rappresenta San Rocco, San Carlo, San Piero martire e Sant’ Antonio da Padova, probabilmente opera di Antonio Gerardino e quindi appartenente o alla chiesa di S. Rocco o alla vecchia parrocchiale.
L’ altare del S. Rosario posto di fronte, d’ identica fattura racchiude nella sua ancora una pala raffigurante la Madonna del Rosario con i Santi Domenico e Caterina da Siena contornata dai 15 misteri del rosario. L’antica tela, rovinata dal tempo e molti ritocchi è stata sostituita nei primi del ‘900 con una identica. Questi due altari subitono un rifacimento nel 1800 secondo canoni neoclassici tipici del periodo. A ricordo, dietro le pale, scritto a carbone sul muro vi è indicata la data del rifacimento.

Spostandoci verso il presbiterio troviamo i monumentali altari del Sacro Cuore e della Madonna del Carmelo. In origine l’ altare del Sacro Cuore era intitolato a Santa Croce, culto reso obbligatorio nel 1575 con decreto nello Statuto di Valle Trompia. L’ altare è stato edificato nel 1771 a spese del signor Antonio Bontacchio detto Turinì, come ricorda la breve iscrizione incisa sulla mensa. Prima della nicchia della statua, fatta nel 1901 vi era una bella tela di Sant’ Elena, inconsultamente tolta, abbandonata e andata perduta. Nelle nicchie ora vi son poste due statue a dimensione d’ uomo del Sacro Cuore e della Vergine del Carmelo.

L’ altare maggiore, costruito con gli stessi marmi policromi degli altari alterali si erige maestoso al centro della chiesa. Di fattura monumentale si compone di 3 alzate (o gradini) e di un ciborio sulla sua sommità ove solitamente è collocata una croce d’ altare. In passato vi era una quarta alzata aggiuntiva in legno, come tutt’ oggi dimostrano le viti d’ incastro.

Al di sotto dei 4 altari laterali si trovano le antiche cripte destinate agli arcipreti, coperte nel 1944 con la posa del pavimento e successivamente con l’ installazione delle pedane del riscaldamento, ma ricordate con 2 piccole croci bianche poste nello spazio della navata in fronte all’ altare e da una lapide marmorea posta all’ interno della porta laterale che conduce al pulpito. Rispettivamente, sepolti al di sotto degli altari laterali troviamo:

  • Altare del Sacro Cuore: l’ arciprete don Francesco Salvi, fondatore della parrocchiale morto il 22 gennaio 1801
  • Altare del Carmelo: don Giovanni Piardi  +  27 novembre 1767
    don Giacomo Piardi  + 11 aprile 1782
    don Giacomo Viotti + 3 novembre 1788
    don Giovanni Battista Richetti + 13 gennaio 1793
  • Altare di San Rocco:  don Giovanni Viotti, benefattore + 17 maggio 1799

La stanza sepolcrale nei pressi dell’ altare del Santo Rosario è vuota, ma al di sotto della pavimentazione si annoverano molteplici sepolture, civili e religiose; di queste ultime si contano almeno 7 sacerdoti (comprensive dei sopracitati), una di queste presumibilmente posta proprio al di sotto del catafalco funebre dei funerali. Le antiche pietre sepolcrali, andate perdute, o semplicemente coperte dalla nuova pavimentazione si limitavano ad una semplice indicazione del luogo di sepoltura del sacerdote e dell’ anno, ad eccezione per don Giovanni Viotti il cui epitaffio cita “Le ossa Rel Rev. Don Giov. Viotti son quiì. Li 17 mao 1799 la frale vita finì. Donò di questo tempio il sito e cura n’ebbe fin che fu finito. H. Q. P. L’ incisione lascia pensare che il prato su cui fu edificata la chiesa fosse di sua proprietà e donato alla comunità, per questo è annoverato come Primo Benefattore della parrocchia.

 

L’ organo

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Gli organisti all’ opera

Nella cantoria in Coro evangeli, incassato in una ricca cassa lignea decorata d’ epoca settecentesca vi è collocato l’ organo datato 1872 commissionato dal parroco don Stefano Bruni alla ditta Sgritta di Egidio Sgritta, allievo della prestigiosa ditta Serassi.
Modificato nel 1911 da Giorgio Codini di Inzino è stato restaurato nel 2002 dall’ Antica Ditta Piccinelli di Ponteranica, eredi dei Serassi e Bossi ad opera dell’ Arciprete don Giancarlo Pasotti.Organo a trasmissione interamente meccanica presenta una facciata con 23 canne in stagno appartenenti al Principale 8′, disposte in unica campata con ali, labbro superiore a mitria, profilo piatto e bocche allineate. La canna centrale è il La2 del principale 16′. Questo organo possiede il somiere a ventilabrini, realizzato secondo il metodo Brini (1857), con cui è possibile suonare i registri soprani nella estensione dei bassi e quella dei bassi nella estensione dei soprani, ottenendo così fantasiosi giochi timbrici ai quali i nostri bravi organisti cihan abituato in occasione delle celebrazioni o dei concerti. L’ organo è alimentato dai 5 mantici originali, 3 a cuneo e due a lanterna, riempiti da un elettroventilatore. La tastiera è composta da 61 tasti (Do1 – La5) originale con divisione B/S Si2-Do3, mentre la pedaliera, non originale non vanta i pedali di combinazione ma una pedaliera a 24 pedali a comando di nota (Do1 – Si2)

 

DISPOSIZIONE FONICA:
GRANDE ORGANO e PEDALE
Fagotto 8′ B. Principale 16′ B.
Clarinetto 4′ B. Principale 16′ S.
Clarone 4′ B. Principale 8′ B.
Violoncello 4′ B. Principale 8′ S.
Tromba 8′ B. Ottava 4′ B.
Corni 8′ B. Ottava 4′ S.
Violone  8′ B. Duodecima
Flauto in VIII B. Decimaquinta
Controfagotto 16′ S. Decimanona
Tuba 16′ S. Vigesimaseconda
Clarinetto 4′ S. Due di Ripieno
Corno Inglese 16′ S. Due di Ripieno
Violoncello 16′ S. Due di Ripieno
Tromba 8′ S. Contrabbasso 16′
Flutta 8′ S. Timballi
Ottavino 2′ S. Bombarde 12′
Corno Dolce 16′ S. Terzamano
Flauto in VIII S.  
Cornetto S.  
Violone 8′ S.  
Flauto in XII S.  
Voce Umana